« Una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia » (Patch Adams)
Ogni anno in Italia più di 10.000 minori sono affetti da patologie gravi e croniche. Questi bambini devono sottoporsi a terapie spesso invasive e di lunga durata, che li costringono a trascorrere molto tempo in ospedale. La condizione della malattia, li porta quindi non solo ad affrontare la paura, la stanchezza e tutti gli effetti correlati alle terapie, ma vincola notevolmente anche la loro socializzazione con i coetanei.
E’ ormai scientificamente dimostrato che il riso ha un effetto terapeutico, spesso in grado di rendere più rapido il percorso di guarigione. Ridere e’ un esercizio muscolare e respiratorio che, oltre a rilassare tutti i muscoli del corpo, provoca un fenomeno di purificazione e liberazione delle vie respiratorie superiori: può far cessare una crisi d’asma grazie al rilassamento muscolare delle fibre lisce dei bronchi, può migliorare l’insufficienza respiratoria e abbassare la quantità di grasso nel sangue. Ridere, infine, calma il dolore, inducendo, per effetto della distrazione, quella che, in ambito scientifico, viene definita “calma temporanea”. Anche se la misurazione dell’efficacia clinica deve ancora superare alcuni scogli scientifici, è ormai inequivocabile che lo stato psicologico del paziente influisce in modo anche determinante sulla possibilità di affrontare la malattia e, in alcuni casi, sull’efficacia delle cure.
È qui che si inserisce il lavoro di quelli che io definisco “angeli in carne ed ossa”, persone che dedicano la loro vita, il loro tempo libero, se non addirittura la loro professione ad alleviare le pene di quei bambini, che altrimenti avrebbero poco di cui sorridere. Sto parlando della clownterapia, la “terapia del sorriso” inventata da un medico molto speciale come Hunter “Pacht” Adams, che in seguito ad una sua esperienza personale molto delicate decise di dedicare la sua vita alla medicina ma soprattutto alla cura di malattie che richiedono lunga degenza, attraverso una terapia speciale, incentrata sulla fiducia reciproca tra paziente e dottore, sul buon umore, prescrivendo come medicine gioia e creatività.
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